‘Chi Sbaglia deve Pagare’. Così il procuratore federale della Figc Giuseppe Pecoraro ha ribadito la necessità di operare legalmente in materia di scommesse, per tenere alta l’immagine del calcio e dello sport in generale. Sono parole dure quelle pronunciate dal procuratore, che ha sottolineato l’importanza della presenza della procura e del tribunale federale per vigilare sui casi di scommesse illegali.
L’occasione per esporre e ribadire questi importanti concetti è stato il convegno “Le azioni di contrasto al match fixing: Un impegno primario” che si è tenuto nella prima settimana di Giugno presso la sala conferenze del dipartimento della Pubblica Sicurezza del ministero dell’Interno.
Il procuratore ha quindi ammesso che il tema delle scommesse illegali impensierisce la procura, perché allo stato attuale il modus operandi chiede di chiedere all’Autorità Giudiziaria e di informarla sulla presenza di un flusso anomalo di scommesse, quindi aspettare l’esito dei controlli.
In altri termini, la procura non può avvalersi della configurazione del reato, ma solo comunicare la notizia del flusso anomalo. Questa condizione decelera i tempi e non permette di agire velocemente contro gli ipotetici responsabili, impedendo di bloccare in modo repentino un flusso di scommesse illegali che può prosperare e che si propone alquanto difficile da contenere per la sua natura occulta.
E’ quindi necessario che venga instaurato un sistema di azione alle squadre mobili che possa partire direttamente dalla procura. Il punto di partenza è l’origine, perché il mondo delle scommesse illegali non è attualmente in mano a piccole bande, ma a grandi strutture della malavita, che fanno girare attorno all’universo del calcio imponenti somme di denaro.
Le parole di Pecoraro si propongono quindi come un monito e come un tassello che si aggiunge alla necessità di regolare in modo sempre più attivo e preciso le sale scommesse legali. Attualmente aprire un centro scommesse non chiede solamente di conoscere le dinamiche del gioco e la strumentazione in dotazione, ma di conoscere anche gli aspetti relativi alla legalità, alle norme in corso e ai pericoli che possono nascondersi dietro l’angolo.
Tutto ciò si lega alla corretta formazione ‘umana’ che i gestori devono tenere, la quale si basa sull’educazione alla patologia del gioco d’azzardo, al saperla riconoscere per poterla contrastare. Il gioco d’azzardo c’è ed esiste ma, grazie a controlli specifici e al ritorno alla legalità, può proporsi come un forte bacino per le casse delle stato che lo regolamenta e non come una fonte inesauribile di guadagno per le associazioni che operano nell’illegalità.